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Vecchio racconto riesumato. Empty Vecchio racconto riesumato.

Lun Mag 17, 2010 11:33 pm
-Mio signore. Ho alcune informazioni che potrebbero interessarvi riguardo al manoscritto che andate cercando. Recatevi vicino a Torino presso la Sacra di San Michele e chiedete di me.

Saluti, Vostro fedele servitore Fortebraccio.-

Goffredo leggeva e rileggeva più volte quella lettera nella sua cella ai piani superiori della rocca di Safed, antico nome di una fortezza Templare in terra santa, l'attuale sede dell'ordine Templare costruito in una località segreta. Fortebraccio, si era messo al loro servizio in più di un occasione senza mai deluderlo ma questa volta non sapeva se fidarsi. Più rileggeva la lettera e più si convinceva che qualcuno stesse cospirando contro di lui, ma chi? Absol Mereti o Giacomo Della Costa? Aveva un accordo con il Vescovo e Karal, nel momento in cui fossero venuti a conoscenza di alcuni particolari riguardanti il libro, l'avrebbero informato immediatamente.

Si alzò e avvicinandosi ad un catino vi immerse le mani per poi estrarle, dopo essersele lavate, e asciugarsele con un panno posato li vicino. La stanza non era molto grande, il suo letto era posto sulla parete che condivideva con un'altra cella a fianco la sua. Una scrivania veniva illuminata dai raggi del sole per buona parte della giornata mentre l'armadio, dove riponeva le vesti dell'ordine, era posto di fronte al suo letto. Il catino invece era posizionato ai piedi del letto.

Dopo essersi asciugato le mani si mise in ginocchio di fronte alla croce, appesa sopra il suo letto, e cominciò a recitare le preghiere del mattino. Terminato le preghiere, si alzò e dopo aver raccolto la missiva ed essersela messa in tasca, uscì dalla sua cella per recarsi dal Gran Maestro il quale avrebbe deciso come muoversi al riguardo.

I corridoi della fortezza erano molto belli, almeno questo era il parere di Goffredo e spesso si chiedeva com'erano quelli della fortezza di Safed originale in terra santa prima della sua caduta, avvenuta nel 1266 dopo il tradimento di un cavaliere del Tempio a favore del sultano Baybars.

Camminò per alcuni minuti, attraversando sale adornate di affreschi che rappresentavano angeli e santi del mondo cristiano, assorto nei suoi pensieri e dopo un tragitto che ormai conosceva a memoria infine nella sala del Gran Maestro.

La sala era costituita da una volta ad arco raffigurante la Madonna in ginocchio ai piedi della croce del Cristo. Delle piccole prese d'aria erano situate in una torretta posta al centro della sala e, nella giornate di vento quando l'aria entrava, dava l'impressione di sentire la Madre di Cristo pregare per il figlio condannato a morte a causa dell'invidia e del peccato.

Il Maestro si avvicinava molto lentamente, quasi stesse trainando un peso alle sue spalle. E così era infatti. Quando arrivò a circa dieci metri da Jaques de Chartres, il Gran Maestro, attese un suo cenno che non tardò ad arrivare, cenno che indicava a Goffredo di avvicinarsi. Si avvicinò ulteriormente e si fermò a due metri circa da lui per poi inginocchiarsi in segno di saluto.

-Gran Maestro- cominciò Goffredo sempre tenendo lo sguardo rivolto a terra -stamane mi è giunta una missiva da Rodrigo Fortebraccio il quale afferma di avere notizie sul manoscritto trafugato questa estate durante la campagna nella quale Zenobio aveva fatto ritorno dalla morte-.

-Avete la missiva con voi?- chiese il Gran Maestro.

-Si mio signore, eccola- detto questo mise le mani nella tasca dove si trovava la lettera e dopo averla presa la diede al Gran Maestro perché la potesse leggere.

Mentre la leggeva il suo sguardo cambiava espressione ogni volta che ricominciava da capo, poi dopo averla letta una decina di volte guardò Goffredo dubbioso.

-Mio fedele amico, converrete con me che questa missiva non è stata scritta dalla mano del nostro fedele Fortebraccio-

-Si mio signore, dal primo momento che l'ho letta ho creduto che qualcuno stia organizzando qualcosa contro il Tempio-

-Bene, vedo che avete capito immediatamente la situazione. Comunque non possiamo restare ciechi di fronte alla possibilità che qualcuno possa darci le informazioni che ci preme sapere-.

Ci fu una pausa nella quale Goffredo stava già pensando chi sarebbe potuto andare con lui nel luogo indicato nella lettera. Luogo che si trovava in cima ad un costone roccioso situato a ...... di altezza, luogo adatto dove tendere una trappola.

-E sia, domani mattina partirete per recarvi all'appuntamento. Portate con voi quanti più fratelli credete e ricordate che si tratta di una trappola-. Detto questo, Goffredo si accomiatò e dopo aver scelto alcuni dei più valorosi Templari partì alla volta della chiesa di San Michele speranzoso di tornare il prima possibile alla sua amata Safed.

Durante il tragitto, Goffredo si chiedeva chi si celava dietro a quel messaggio e quali intenzioni avesse.

La neve cominciava a cadere di nuovo dopo due giorni di calma. Nessun rumore giungeva alle sue orecchie, neanche quello dei propri cavalli, poiché quei cristalli di ghiaccio sottili che facevano gioire i bambini, attutivano ogni rumore che i cavalli potevano produrre in una giornata dove il sentiero era sgombro dalla neve.

Cominciava a percepire una sinistra presenza alla sua destra e anche a sinistra. Fermò il drappello e diede l'ordine di armarsi nell'eventualità di un attacco ma inutilmente, una dozzina di sagome comparvero dall'oscurità e aggredirono l'intera scorta del Maestro del quale ebbero la meglio in un lasso di tempo inferiore al battito di ciglia.

Il cavallo di Goffredo impennò per lo spavento disarcionando così il cavaliere poi, ormai terrorizzato, fuggì terminando la sua corsa giù per una scarpata profonda all'incirca cinquanta metri.

Goffredo si rialzò e cominciò ad osservare le figure scure che si pararono di fronte a lui, poi, alcune si spostarono quasi in sincronia creando un corridoio dove un'altra figura incappucciata camminava verso di lui fino a fermarsi a qualche metro da lui.

-E molto che non ci vediamo, Templare- disse la figura rompendo quel silenzio diventato ormai glaciale.

-Chi siete?- chiese Goffredo, riconoscendo la voce senza però riuscire a ricostruire l'immagine della persona a cui appartiene.

-E passato così poco tempo e già vi siete scordato di me?- disse mentre si levava il cappuccio facendo così gelare il sangue del Templare.

-Zenobio!- disse in preda al terrore il Maestro.

-Si, sono Zenobio. Credevate di avermi rinchiuso? Stolti umani, ci vuole ben altro per rinchiudere me negli inferi. Ho in serbo qualcosa di interessante per voi, Karal, Absol e tutti gli altri.-

Goffredo non sapeva cosa pensare, era sicuro di averlo rinchiuso negli inferi più profondi dell'inferno. I suoi occhi erano iniettati di paura poi, avvertì un forte colpo dietro la testa e ci fu il buio.

Zenobio ghignava e gioiva per la sconfitta di quegli esseri umani che avevano osato sfidarlo. Ora mancava soltanto il Vescovo all'appello, gli altri erano già in mano sua pronti per essere uccisi.

Chiamò a se uno dei suoi fedeli e gli ordino di procedere con la seconda parte del piano.

Mentre si apprestavano a caricare Goffredo su un carro, giunse un messaggero che gli recava notizia della cattura del Vescovo. Gioendo per quella notizia, Zenobio lasciò liberi di procurarsi il cibo ai suoi servi i quali, assalirono immediatamente un villaggio che si trovava a poche miglia dalla loro posizione attuale. Il mattino seguente alcuni viaggiatori trovarono l'intera popolazione del villaggio sterminata e, dai primi esami effettuati sui cadaveri rinvenuti erano evidenti dei morsi all'altezza della giugulare. Cominciò così a girare voce che quella zona fosse infestata dai vampiri.
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